A fine anno qualcuno di noi è solito tirare le somme dell’anno che sta per terminare.
Una specie di consuntivo del dare/avere che giudica la qualità della nostra vita e il tempo ormai passato. Altri si spingono oltre e stilano l’elenco dei buoni propositi da attuare nei mesi a venire. Operazione saggia e positiva, certo, ma che non affronta il tema principale. Per cambiare il futuro servono non solo nuove azioni ma anche una diversa consapevolezza di ciò che veramente siamo. Allora la domanda da farsi è questa e solo questa: ma chi sta vivendo la mia vita?
Può sembrare una domanda inutile chiedersi chi sta vivendo la mia vita. Io la sto vivendo, e chi altri? Sì certo. A ogni persona corrisponde una vita. Ma questo non basta per rispondere alla domanda. Chi sta vivendo la mia vita? Sono io oppure le mie paure, le mie non-autorizzazioni alla felicità, il mio dover piacere a tutti i costi, il consenso di mia moglie o di mio marito, l’approvazione del mio partner, lo sguardo giudicante della società. Tolti tutti questi fattori alla fine cosa rimane di me? Di ciò che sento veramente mio, che mi esprime e che mi fa sentire bene dentro di me indipendentemente da tutto e da tutti?
Questo dobbiamo chiederci alla fine di una anno e all’inizio di uno nuovo. Non servono buoni propositi o progetti affascinanti se manca la materia prima. Il soggetto che li realizza. Colui che, rispondendo alle sue vere esigenze, tenta di prendere il largo e di solcare nuove rotte prima mai percorse. Sapendo che il primo dovere non è quello di “fare delle cose” ma quello di essere i veri protagonisti della propria vita. Senza scuse. Senza deleghe. Abitare tutti i propri spazi interiori, nutrire e assecondare i vari aspetti della propria personalità, guardando in faccia con onestà e un po’ di cinismo chi veramente siamo. Lasciando da parte, una volta tanto, ogni forma di giudizio su se stessi, accettando tutto di noi. E da lì, solo da lì, ripartire.
Fare una piccola rivoluzione. Pensare al futuro lasciando da parte i valori, i grandi ideali, i grandi desideri. Ripartire da noi, solo da noi. Con quello che abbiamo a portata di mano dentro noi stessi. Con ciò che riconosciamo come nostro e non di altri. Prendendo quello che ci caratterizza maggiormente, dandogli nuova energia, nuove possibilità, nuovi orizzonti dove esprimersi. E da qui, solo da qui, pensare a nuove cosa da fare, a nuove sensazioni che vorremmo provare, a nuove situazioni dove saremo finalmente i protagonisti e non più i comprimari.
Pensando che più esprimeremo noi stessi più troveremo il senso di quello che andremo a fare. Un po’ alla volta, senza accorgercene, scopriremo che la felicità non ci viene dalle cose fatte ma dal sapere che noi, e solo noi, viviamo in prima persona la nostra vita. In un rapporto uno a uno. Indifferenti a luce e ombre, a gioie e dolori, in un abbraccio senza mediazioni di noi con il nostro mondo interiore. Dove tutto, ma proprio tutto, viene valorizzato e portato alla luce. Per il nostro bene e a beneficio di chi incontreremo.
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