top of page
Immagine del redattoreFabio Ungaro

Papà e mamma fate attenzione: i figli vi osservano!

A volte mamma e papà senza volerlo, tutti presi come sono dai loro problemi, dimenticano una cosa importantissima. I figli, soprattutto quelli più piccoli, sono innanzitutto lettori del mondo emozionale dei genitori. Cosa significa questo? Che il bambino, per farsi un’idea di come sta il proprio padre e la propria madre non parte da quello che loro gli dicono, dalle parole, ma delle emozioni che questi esprimono. Questa constatazione ci fa dire tre cose che ogni genitore dovrebbe tenere sempre a mente:

Primo: Considerare che le manifestazioni dei nostri sentimenti di adulti non passano mai inosservate ai bambini, ma vengono prese da loro molto sul serio. Tanto sul serio che diventano la base per convincersi che mamma e papà stanno bene oppure sono in difficoltà. Ogni nostra manifestazione esterna è come un sasso gettato nello stagno: che lo vogliamo o no, crea una movimento nell’acqua con cerchi concentrici sempre più grandi. Quindi l’atteggiamento di un padre sempre arrabbiato o scontento e di una mamma un po’ depressa e sfiduciata, alla lunga lasciano un segno profondo nel vissuto del figlio. Molto di più di quello che possiamo pensare.


Secondo: Le parole che noi diciamo come genitori hanno valore, ma solo fino a un certo punto. Tutti noi desideriamo che alle parole corrispondano i fatti. Non solo per noi, ma soprattutto per gli altri. E molto di più se questi sono i propri figli. Quante volte ci capita di pensare o sentire dire: non fa quello che gli dico! Quasi che la parola avesse la capacità di modificare a nostro piacimento la realtà. Nei bambini la parola ha valore se è accompagnata dalla coerenza dei gesti e dall’esempio. Altra possibilità non c’è. Chi vi consiglia scorciatoie non fa il vostro bene di genitori.


Terzo: Aiutare i figli, soprattutto se sono piccoli, a leggere le manifestazioni dei nostri sentimenti. Il genitore che non vuole caricare troppo il figlio della fatica di capire cosa sta vivendo il papà o la mamma, dovrà prenderli per mano come se attraversassero una strada pericolosa. E per mezzo di esempi presi dalla quotidianità o con parole semplici a loro comprensibili, dovrà dare una chiave di lettura. Che faccia capire al figlio che quella parola scappata dalla bocca o quel gesto di cui ci siamo pentiti voleva significare quella cosa e non un’altra. Una bella sfida dunque. Per vivere in pieno la nostra responsabilità di genitori. Senza dimenticare che, mentre cresciamo la prole, aiutiamo anche noi stessi ad essere adulti migliori. E, perché no, magari più realizzati.




コメント


bottom of page