Questa frase, che apparentemente può sembrare un gioco di parole, ci dice una verità fondamentale che spesso non consideriamo nella nostra vita. E cioè che non basta desiderare di essere felici per sapere di fare la cosa giusta. Infatti, spesso, la ricerca della felicità ci porta infelicità. Come la mettiamo allora? Cerchiamo una cosa e otteniamo il suo contrario. Forse allora conviene desistere da questa ricerca che alla fine ci farà star male?
Ama ciò che ti rende felice
Amare ciò che ci rende felici ha come presupposto quello di sapere cosa desiderare veramente per raggiungere la nostra felicità. Cosa apparentemente facile ma che non lo è. Infatti a volte rincorriamo situazioni che pensiamo ci possano avvicinare alla felicità per scoprire, una volta giunti al traguardo, che quello che abbiamo ottenuto non genera quel sentimento a lungo cercato. Ecco perché dobbiamo essere ben certi di sapere che cosa ci renderebbe davvero felici così da mettere tutto noi stessi, rischiando in prima persona, attivando il sentimento più prezioso e più potente che abbiamo, cioè l’amore. Cercando di avere ben chiaro quali azioni e quali situazioni, loro e non altre, ci rendono veramente felici. Cioè che donano quel profondo senso di pienezza e di gratitudine nei confronti della vita che ci fanno gridare al miracolo.
Non amare la tua felicità
Che lo si voglia o no la felicità è una condizione di continua instabilità, mutevole nel tempo, spesso di breve durata, mai certa e garantita una volta per tutte. Questa consapevolezza dovrebbe tenerci distante dall’illusione che la felicità sia un diritto che deve accompagnare sempre e dovunque la nostra vita. Spesso, siccome non vogliamo rassegnarci alla crudezza della realtà decidiamo che, in mancanza di meglio, valga la pena amare la felicità per se stessa, come una condizione la cui presenza ci fa sentire davvero vivi. Così facendo la nostra attenzione non si rivolge più a specifiche situazioni che possono renderci davvero felici, ma all’idea che stiamo cercando la felicità per se stessa. Se nel primo caso prima o poi, grazie al coinvolgimento con vita concreta potremo incontrare situazioni che ci renderanno realmente felici, nel secondo caso ricorreremo un’idea che, per bella e nobile che sia, è inesistente e irraggiungibile. Come se volessimo fare un salto in alto tirandoci per i capelli: azione suggestiva ma dal risultato ridicolmente inutile.
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